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La Parafrasi greca delle Istituzioni di Giustiniano, attribuita quasi unanimemente all'antecessor Teofilo, è un rompicapo storiografico, a partire dal nome. Chiamarla così è, per taluni, il frutto di un'infelice convenzione. Quanto a Teofilo, presunto autore, c'è ancora, con Ferrini, chi ritiene che a metterla insieme non sia stato il celebre professore costantinopolitano che visse ed operò sotto il regno di Giustiniano. Tutt'al più, si dice, uno studente o un suo collaboratore: non si spiegherebbero altrimenti, inter alia, certi svarioni dell'opera, che dovremmo altrimenti attribuire, non senza qualche perplessità, al primo dei professores legitimae scientiae. Su questo piano, la Parafrasi c.d. 'di Teofilo' diventa - quasi inavvertitamente - 'mito', non come sinonimo di evento leggendario, ma come catalizzatore di fatti più o meno pulviscolari (accaduti nel VI secolo d.C, incerti ed incoerenti e oggetto di ipotesi opinabili), nel profilo di una figura leggibile (che è quella di un testo istituzionale in greco, di traduzione e commento alle Institutiones di Giustiniano, tramandato da una tradizione manoscritta di molto seriore all'epoca della probabile redazione). Basterebbero queste osservazioni per una rinnovata discussione sul tema. Tra i tanti, il punto di vista della storia della storiografia servirà a mettere qualche punto sulle i. Quando vada male, sarà stato proficuo disseppellire qualche notizia inedita e rispolverare dati assodati, specie perché non risultano sempre tali, a confutarli in chiavi diverse dalle solite.